Un nome e una tradizione antica
La cooperativa VELINIA nasce nel 1974 per iniziativa di alcuni proprietari e produttori dei comuni di Antrodoco, Borgo velino, Castel Sant’Angelo e Micigliano e sotto la spinta delle rispettive Amministrazioni che avevano ed hanno in animo la valorizzazione dei prodotti boschivi che inizia con il conferimento centralizzato e la commercializzazione collettiva della prolifica coltura dei marroni locali.
Una sfida, quella di far diventare gli agricoltori della zona degli azionisti di un modo nuovo di fare impresa con l’idea importata da nativi trasferitisi in Emilia-Romagna e tornati poi nel buon ritiro di Borgo Velino: la gestione collettiva di una risorsa pregiata che lo Statuto individua abilmente nella generalità dei prodotti boschivi che della valle del Velino e di quelle contermini sono la principale caratteristica e valore tradizionale.

La sede si trova a BORGO VELINO, in un’area industriale che fiancheggia il fiume Velino. Qui si svolgono sia le operazioni di lavorazione che la vendita di vari derivati di ciò che i soci conferiscono.
Borgo Velino, Antrodoco, Castel Sant’Angelo e Micigliano sono dei borghi medievali uno dopo l’altro lungo solamente una decina di chilometri lungo la Salaria all’inizio dell’alta Valle del Velino ed esattamente al centro di un triangolo di vette equidistanti e costituite dal Monte Terminillo, dal monte Elefante detto “Giano” (per i due versanti che declinano verso nord e verso sud in modo identico) e dal gruppo montuoso del Monte Nuria.
In Borgo Velino si celebra alla Cooperativa Velinia nata nel 1975, una sagra (la prima edizione del 1974 fu “ prima sagra della castagna borghettana” dall’anno successivo denominata “ seconda sagra del Marrone Antrodocano”) che celebra quale esempio della produzione locale di frutti, un marrone pregiato ed importante sia per la qualità della produzione che per la domanda che genera nella commercializzazione ove, orgogliosamente, fa segnare la maggiore quotazione mondiale di vendita all’origine. Questo frutto prende il nome di Marrone Antrodocano dalla nascita della Cooperativa Velinia e prima ancora noto anche in letteratura come marrone o marroncino di Borgo Velino.
Infatti, la ricostruzione della genesi storica di questo frutto quale presenza nell’alta Valle del Velino si fa facilmente risalire ad epoca successiva all’anno mille, quando alcuni monaci benedettini avendo rifugiato prima dell’anno 1000 nell’abbazia di Vallombrosa, che all’epoca prendeva il nome di Acquabella per la presenza di una sorgente di acqua limpida, iniziarono una attività di selezione arborea, pratica di cui erano maestri e della quale lasciano testimonianza di valore. Questi monaci itineranti definirono lì la selezione finale della castagna casentina che veniva dai monti Falterona e Campigna situati nell’Appennino tosco romagnolo. Una volta terminata questa selezione, frutto delle oculate scelte di sapienza agronomica tra i migliori portainnesti e le migliori marze di propagazione, i monaci iniziarono la diffusione del neonato Marrone in diverse località in tutta Europa nelle numerose proprietà curiali.
Non a caso, infatti, le successive analisi genetiche sui ceppi di frutta in guscio, ora vigenti, hanno individuato che il gruppo genetico dei marroni che crescono sull’appennino centrale italiano si riferiscono ad un pattern genetico spagnolo per cui è evidente che si debba sostenere e ricostruire che questi monaci hanno diffuso le loro selezioni in diversi luoghi ove l’ordine dei benedettini era presente. Per le attività di innesto e propagazione venivano scelte le migliori situazioni geografiche che replicavano le condizioni originali del luogo dell’iniziale sviluppo avvenuto ove ora sorge il Parco ed il Museo delle foreste casentinesi ed ove si celebra anche la sapienza agronomica delle molte scoperte e produzioni scientificamente pregiate di quei monaci.
Nel territorio di Borgo Velino sorgeva, ora come allora, una fonte di acqua limpida in località Farso nei terreni della parrocchia di Colle Rinaldo e Rocca di Fondi la quale evidentemente ricordava la zona di Fontebella nei pressi del Monastero di Vallombrosa. Lì, infatti, a testimonianza inconfutabile, si ritrovano ancora oggi le più datate piante secolari di questa Cultivar locale-
Recentemente alla cooperativa Velinia si è ritenuto di intraprendere la via della trasformazione agroalimentare in aggiunta alla tradizionale attività di raccolta, trattamento e commercializzazione dei marroni freschi, in ossequio al principio dalla necessità di accorciamento delle filiere allo scopo di far sopravvivere le aziende agricole. L’impegno alla valorizzazione dei prodotti boschivi, missione ampliata rispetto al solo impegno nella castanicoltura, vede nello statuto della Cooperativa la coincidenza dell’intento di restituire una dimensione economica allo sfruttamento dei Boschi fruttiferi di ogni genere e dei loro derivati. Ciò assume rilevanza vitale per queste aree interne connotate da storico decremento demografico e degrado economico e sociale. In tale direzione assume rilevanza strategica e fondamentale l’annuale ed ormai rinomata sagra.