Castagno europeo, nella terminologia scientifica Castanea sativa (Miller), appartiene al
genere Castanea e alla famiglia delle Fagaceae (ex Cupuliferae), ove si collocano anche i
generi Fagus e Quercus.

Castagno europeo è una latifoglia eliofila e mesofila, amica cioè della luce e di condizioni termo-pluviometriche intermedie. Per la sua grande diffusione areale è divenuto l’emblema della fascia fitoclimatica detta del “Castanetum”, posta tra quelle del “Lauretum”, più calda, e del “Fagetum”, più fredda. Il “Castanetum” interessa i rilievi da 400 a 1.000 metri di quota, presenta un clima temperato, con valori termici medi annui di 10-15° e precipitazioni variabili a seconda delle zone. E’ una specie che richiede almeno 700 mm d’acqua all’anno: soffre perciò le carenze idriche e ben tollera le stazioni con alta piovosità.
Il Castagno europeo predilige terreni acidi, leggermente acidi o neutri (ph 4,5-7,0), freschi, leggeri, profondi e ben drenati. Dunque rifugge i suoli asfittici, impermeabili e con ristagni.

FOGLIE

Le foglie sono semplici, alterne spiralate e caduche con breve picciolo terminale. Lunghe circa 12-20 cm e larghe circa 3-6 cm con nervature rilevate e consistenza coriacea, sono di colore vedere intenso. La forma è ellittico – lanceolata, il margine è dentato crenato.
Fogliazione e fioritura sono tardive come risposta adattativa alle gelate primaverili: la prima avviene fra fine aprile e primi di giugno la seconda va dalla fine di giugno a metà luglio.

FUSTO

Il fusto eretto e robusto, per lo più tozzo, si ramifica presto a costituire una cima vigorosa, ampia ed espansa. Il fusto ed i rami presentano, nei primi anni, una corteccia liscia di colore grigio olivastro con tracce di lenticelle trasversali, brillante. Dopo circa 20 anni la corteccia inizia a fessurarsi  e si presenta di color grigio-bruno con profonde screpolature in senso longitudinale. I germogli sono a sezione rotonda o, quando molto vigorosi, angolosa e le gemme sono ovate, lisce di color verdastro sfumato di rosso.

FIORI E IMPOLLINAZIONE

Specie monoica (fiori maschili e femminili sono sviluppati nello stesso individuo), il castagno ha infiorescenze ad amento, miste o solo maschili. I fiori maschili sono riuniti in piccoli glomeruli che formano amenti eretti, lunghi 5-15 cm e hanno colore biancastro. I fiori femminili sono isolati o riuniti in gruppi di 2 o 3.
Malgrado si tratti di una specie arborea i cui fiori di entrambi i sessi si trovano sullo stesso albero, il castagno domestico non è in grado di auto-fecondarsi. Per essere impollinato, esso dipende quindi da un altro albero (fecondazione incrociata). Il castagno possiede i caratteri tipici sia delle specie impollinate ad opera di insetti (entomofila) che di quelle impollinate dal vento (anemofila). Entrambe le caratteristiche indicano un passaggio evolutivo. Il castagno si sta trasformando da specie con impollinazione entomofila a impollinazione anemofila. L’impollinazione da parte degli insetti generalmente ha un’importanza secondaria, ma può essere importante in caso di condizioni climatiche particolarmente umide durante la fioritura: il polline diviene infatti viscoso ed appiccicoso e poco idoneo ad essere trasportato dall’aria in movimento. Per quanto riguarda l’impollinazione da parte degli insetti predominano le api mellifere, i coleotteri, i sirfidi e i bombi. La maggiore efficienza dell’impollinazione da parte del vento è comunque inconfutabile.

FRUTTI

Il frutto è un achenio, comunemente chiamato castagna, con pericarpo di consistenza cuoiosa e di colore marrone, glabro e lucido all’esterno, tomentoso all’interno. La forma è più o meno globosa, con un lato
appiattito, detto pancia, e uno convesso, detto dorso. Il polo apicale termina in un piccolo prolungamento frangiato, detto torcia, mentre il polo prossimale, detto ilo, si presenta leggermente appiattito e di colore
grigiastro. Questa zona di colore chiaro è comunemente detta cicatrice. Sono contenuti in un riccio che
presenta degli aculei molto ravvicinati tra di loro e in numero elevato. Mediamente ogni riccio ne contiene 2-3.

AREALE DEL CASTAGNO

L’origine della pianta si può legare alla zona dell’Asia minore e dell’Europa meridionale dove, è certo, era conosciuta in tempi remoti. E’ ampiamente diffuso in tutta Europa meridionale, e nella penisola anatolica. Il suo limite settentrionale passa in corrispondenza dei Pirenei e delle Alpi e l’areale interessa la penisola balcanica
giungendo ai monti del Rodano e al Caucaso.
In tutti i casi si tratti di un areale fortemente modificato dall’uomo che da tempi remoti ha coltivato e diffuso questa specie negli ambienti di alta collina o bassa montagna.

FITOPATIA

Qualunque alterazione fiosiologica, morfologica e strutturale della pianta rispetto alla norma.
L’alterazione deriva dall’interazione continua tra l’agente che causa la malattia e un soggetto (nel nostro caso il castagno)

Una pianta malata è più soggetta ad attacchi da parte di altri patogeni ed insetti

Le principali fitopatie che colpiscono il castagno ed i suoi frutti sono:

  • Mal d’inchiostro
  • Cancro corticale del castagno
  • Nerume o muffa nera delle castagne
  • Mummificazione delle castagne
  • Muffa verde

MALATTIA DELL’ APPARATO RADICALE causata dal fungo Phytophtora cambivora (Petri).
Di origine tropicale; arrivato in Italia a fine 1800 e si è diffuso sia nei castagneti che nei vivai.

Le spore di questo fungo possono vivere a lungo nel terreno e sviluppano il micelio
solo quando vi è notevole umidità  e le temperature si trovano intorno ai 20°C.
Da questo micelio si formano gli sporangi che a maturità liberano delle spore flagellate.
Queste spore incontrano le radici dei castagni, sviluppano un nuovo micelio il quale si inserisce all’interno del cambio uccidendo le cellule.
E’ un patogeno che non resiste alle basse temperature né a terreni con pH molto acidi .

I cambiamenti climatici, in particolare gli inverni miti e la primavere piovose, stanno accelerando la diffusione di questo fungo.

SINTOMI: E’ una malattia con iniziale sintomatologia aspecifica. In questa  fase i sintomi sono più visibili nella parte alta della pianta dove alcuni rami iniziano ad essere parzialmente spogli.

Le foglie iniziano a diventare gialle, di dimensioni inferiori alla norma.
Nel periodo estivo notiamo appassimenti e disseccamenti improvvisi. A volte le foglie cadono ca. un mese prima del previsto.
Anche i ricci  in via di formazione possono morire e questi a differenza delle foglie restano attaccati alla pianta.

Purtroppo il “sintomo per eccellenza” di questa malattia è la presenza sottocorteccia di macchie brune a forma di fiamma che derivano dal tessuto ucciso e dall’ossidazione dei tannini.

DANNI: Il mal dell’inchiostro è una malattia che porta a morte.
La morte non è limitata solo ad un singolo individuo ma anche agli individui
ad esso vicino in quanto essa si trasmette con il contatto radicale (anastomosi
radicale).

Alcuni studi hanno dimostrato che i danni sono maggiori nei castagneti abbandonati piuttosto che in quelli coltivati

Fino al 1997 in base al R.D. del 2 ottobre 1923 era obbligatorio contrastare questa malattia.

La strategia di lotta che potrebbe avere maggiore successo è la LOTTA INTEGRATA (usare contemporaneamente più metodi di Lotta)

Lotta preventiva

1. Accertarsi di acquistare materiale vegetale sano.

2. Acquistare varietà resistenti.

3. Corretta gestione delle sistemazioni idrauliche nel castagneto al fine di evitare ristagni idrici.

4.Ridurre al minimo o ancor meglio eliminare i movimenti del terreno nelle zone infette e da quelle ad esse adiacenti

Lotta “curativa”

Scalzamento; ovvero mettere allo scoperto la base del fusto, Il colletto e le grandi radici colpite al fine che il grande freddo invernale porti in sofferenza il micelio e permetta al castagno di formare nuovi tessuti.

Lotta repressiva

Quando si taglia una pianta malata o morta a causa di questa malattia il taglio va eseguito a livello del terreno.
Se possibile va asportata dal terreno, con estrema attenzione, la ceppaia e le grosse radici.
2. Se l’asportazione di radici e ceppaie è difficoltosa essa può essere sostituita dalla disinfezione della ceppaie con prodotti a base di rame, fungicidi specifici oppure
Poltiglia Bordolese.

MALATTIA DEL FUSTO provocata dal fungo Cryphonectria parasitica (Murr.).
Di origine esotica, ma oggigiorno malattia diffusissima in Italia ed Europa.

Il patogeno penetra nella pianta attraverso ferite.
Le spore sono trasportate dal vento mentre i conidi sono trasportati sia dal vento
che dagli animali.

Mentre negli anni 40 e 50 la malattia si diffuse a carattere epidemico oggi grazie alla presenza spontanea di ceppi ipovirulenti la diffusione della malattia è  rallentata.

SINTOMI : generale ingiallimento delle foglie e disseccamento dei rami.
Sul fusto o rami vi sono vi sono ingrossamenti della corteccia con screpolature scure, fusiformi e cancri con anomale cicatrizzazioni.

Necrosi corticali; ipertrofia dei tessuti fino a formare un “manicotto”. Lesioni di forma allungata e tessuti corticali profondamente fessurati.
Vegetazione sopra il punto di infezione non alterata.

Nei giovani rami, polloni o giovani fusti: presenza di macchie giallo-ruggine di forma irregolare e depresse; morte della parte superiore al punto di infezione

Negli organi adulti lignificati ci sono profonde fessure e screpolature; i margini sono vistosamente sfliacciati e  mettono il legno allo scoperto,presenza di rami epicormici. Se la lesione avvolge tutto il fusto la parte superiore muore.

Ma … Cosa accade quando un cancro virulento entra in contatto con uno ipovirulento?

Si creano delle situazioni intermedie di aspetto simile ai cancri virulenti (rigonfiamenti, emissione di rami epicormici) ma l’individuo nella parte superiore al cancro non muore.
La sintomatologia che spesso si presenta è una forma intermedia  tra i cancri virulenti e i cancri ipovirulenti.

Cosa accede

L’infezione viene provocata da un ceppo virulento del fungo e in un secondo momento la virulenza viene neutralizzata grazie al contatto di ife del fungo del ceppo virulento con
quelle del fungo ipovirulento. La neutralizzazione si realizza solo se i due ceppi sono COMPATIBILI.

LOTTA

SELVICOLTURALE: Evitare di provocare ferite della corteccia
Eliminare i rami colpiti dal cancro virulento

BIOLOGICA: evono lasciare in bosco i cancri
ipovirulenti o se questi sono assenti vi si devono portare (quest’ultima è una pratica molto complessa e lunga che richiede uno studio del patogeno presente)

MUFFA VERDE

MALATTIA DEL FRUTTO causata da vari Penicilium i quali sono i responsabili delle comuni muffe superficiali.
I frutti colpiti hanno i cotiledoni coperti da una muffa verde e ovviamente

PERDONO QUALSIASI IMPORTANZA DAL PUNTO DI  VISTA COMMERCIALE

LOTTA:  raccolta tempestiva delle castagne e riduzione, nei luoghi di conservazione, dell’umidità

MUMMIFICAZIONE DELLE CASTAGNE

frutti immaturi non presentano sintomi mentre quelli maturi in sezione sono rinsecchiti,bianchi, gessosi, duri e dal sapore sgradevole.

Le castagne con questo fungo al tatto sono più soffici.

NERUME  DELLE CASTAGNE

Colpisce i cotiledoni che appaiono inizialmente ricoperti da un feltro micelico color fuliggine
e poi vengono invasi assumendo un tipico color nero, una consistenza fragile se i frutti sono secchi oppure se umidi.
Dall’esterno è difficile riconoscere i frutti alterati anche se l’esocarpo presenta striature chiare e scure.

resteranno a galla , da quelli sani, i quali affonderanno. Successivamente dopo aver lasciato asciugare i frutti sani in zona ben areata.
Raccogliere in tempi brevi le castagne dal terreno, soprattutto in caso di pioggia  o nebbia.
Alcuni consigliano la conservazione del prodotto a temperature ad 1°C anche se solo a livelli termici di -2°C il patogeno viene effettivamente bloccato.

Lo scopo del regno vegetale è di nutrire animali e uomini, consolidare il terreno, accrescere la bellezza e mantenere l’equilibrio nell’atmosfera. Mi venne detto che le piante e gli alberi cantano silenziosamente per noi umani e che tutto ciò che chiedono in cambio è di cantare per loro.

(Marlo Morgan, “…E venne chiamata Due Cuori”)